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INTERVISTA AL PRESIDENTE

Ad un mese dal Super Bowl, il presidente Tira fa un bilancio della stagione (intervista pubblicata sull'Informazione di oggi, domenica 25 luglio)


E' trascorso un mese dalla storica vittoria che i Panthers Parma hanno conquistato il 26 giugno scorso, sul campo dello stadio Breda di Sesto San Giovanni, contro gli Elephants Catania. Il primo scudetto nella storia della società ducale è valso onori e applausi. E mentre qualcuno della rosa campione d'Italia si gode le passerelle e qualcun'altro le vacanze, nelle retrovie la dirigenza nero-argento si è rimessa al lavoro, già dal giorno dopo, per preparare la prossima stagione. Il presidente Ivano Tira si lascia andare tra ricordi e futuri.

Ad un mese dalla vittoria del Super Bowl, c'è un'immagine che le viene in mente prima di altre?
"Le lacrime di gioia di tanti, tantissimi Panthers, sia in campo che sulle tribune. Sensazione unica davvero".

Dopo la vittoria siete stati travolti da messaggi di congratulazioni: ce n'è stato uno in particolare che l'ha sorpresa più di altri perché davvero inatteso?
"Sicuramente è stato molto gradito e, devo dire inaspettato, quello ricevuto dal Parma Calcio; oltreché essere stato il primo cronologicamente, ci ha veramente fatto sentire parte integrante della città".

Se potesse tornare indietro cambierebbe qualcosa di questa stagione?
"Ad essere pignoli direi gli ultimi due quarti giocati in Svizzera nella semifinale europea, ma in realtà nulla, perché forse proprio quell'episodio potrebbe aver dato un'ulteriore impulso positivo al nostro finale di stagione".

Cosa cambia ad oggi per la società Panthers con lo scudetto sul petto?
"Strategicamente assolutamente nulla, la nostra filosofia non cambia: l'obiettivo numero uno resta lo sviluppo del settore giovanile, per portare sempre più giovani della nostra città a contatto con il football ed a rimpolpare il roster della Serie A squadra". Poi sorridendo conclude: "A livello estetico, con lo scudetto sulle maglie, l'anno prossimo saremo bellissimi!"

Non teme che dirigenti e giocatori inizino a soffrir di vertigini?
"Le stagioni del football si contano sempre sulla differenza tra partite vinte e perse, quindi noi è da almeno un quinquennio che voliamo ad altissimi livelli, sia in campo senior che junior perciò direi che siamo abbastanza abituati e rodati alle grandi altezze".

A chi vuole dedicare questo tricolore?
"Questa è una vittoria dell'intero universo Panthers, partendo da Joe Craddock sino all'ultimo ragazzo che si è appena affacciato al nostro mondo, dai genitori dei nostri atleti ai nostri tifosi che ci sono sempre stati vicini". E stavolta si fa serio togliendosi qualche sassolino: "Poi una dedica speciale la voglio fare a chi all'inizio di questa avventura ci pronosticava defunti in poco tempo".

Ripetersi si dice sia più difficile che vincere la prima volta: ha paura del futuro?
"Il futuro è sempre quello che da la spinta per andare avanti in tutte le cose ed anche il football non fa eccezione; come si fa ad aver paura di una cosa così bella?"

I lavori in corso per la prossima stagione sono già iniziati?
"Sono iniziati la mattina dopo il Super Bowl. Novità ce ne saranno sicuramente, una è già abbastanza nota ma la ribadisco, visto che è comunque un passaggio epocale per il football italico: dopo anni di grandi QB americani, toccherà all'italianissimo e parmigianissimo Tommaso Monardi guidare l'attacco dei Campioni d'Italia".

Che cosa si sente di promettere ai tifosi?
"Solo e sempre il massimo impegno mio personale e di tutta la Società, per cercare di offrir loro spettacolo ed accoglienza pari almeno al loro calore e supporto nei nostri confronti".

Ora però è tempo di vacanza: dove si rifugerà?
"Per cercare nuovi talenti americani sarò purtroppo costretto a recarmi per tre settimane a San Diego, California: le vacanze per un presidente non esistono".

 
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