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ANDREA CAMPAGNA SPEAKER PER I PANTHERS…

Andrea Campagna speaker per i Panthers… da ex giocatore a campione di Passaparola, fino a telecronista per Eurosport


Parma, 13 maggio 2010 – Speaker davvero d'eccezione, e un gradito ritorno, in occasione di Panthers Parma – Zurich Renegades: il parmigiano Andrea Campagna, ex giocatore delle pantere con un passato da campionissimo di Passaparola, il gioco a quiz di Gerry Scotti, e oggi telecronista per Eurosport.

Nato a Parma nel 1971, si è trasferito a Milano sull'onda del successo ottenuto dalla sua partecipazione a Passaparola. La carriera da telecronista è iniziata però quasi per caso "grazie a David Montaresi che fece il mio nome ad una televisione in cerca di un commentatore". Non riesce a dimenticare il suo passato da giocatore e nemmeno da allenatore, seppur per un breve periodo, e per questo al coach della Nazionale consiglia un nome su tutti: "Il mio QB di quando allenavo le giovanili di Flag, un certo Tommaso Monardi. Ma mi sa che Tommy non ha bisogno di raccomandazioni".


L'INTERVISTA

Data di nascita: 3 Marzo 1971

Luogo: Parma

Stato: sposato con Chiara

Ruolo da giocatore: inizialmente Running Back, poi Quarterback, infine All Purpose Back (cioè: tuttofare offensivo)

Dove hai militato da giocatore: sempre e solo Panthers Parma.

Lavoro: telecronista sportivo.

Tifoso dei… non sono un tifoso, in nessuno dei tantissimi sport che seguo. Quello per i Panthers è affetto vero e proprio, ma tendo ad essere neutrale anche quando giocano loro.

Quanti anni hai giocato?
Circa una decina d'anni, suddivisi in due fasi. Ho smesso quando a Parma la squadra si stava per sciogliere per poi riprendere quando si è riformata.

Perchè hai iniziato a giocare a football?
Perché l'ho sempre amato, fin da bambino. E lo amo ancora, è lo sport più bello del mondo.

Perchè hai smesso?
Perché mi sono trasferito a Milano e non avevo voglia di "ricominciare" a 33/34 anni con un'altra squadra che non fossero i Panthers.

Qual è la partita con la maglia dei Panthers che non dimenticherai mai?
Sicuramente il Silverbowl vinto a Firenze nel 2004, l'unico Campionato che ho vinto da giocatore.

Ricordi un aneddoto particolare del tuo passato nei Panthers?
Non uno in particolare, mi porto dentro tanti ricordi e sceglierne solo uno è davvero impossibile.

Che cosa rappresentano secondo te i Panthers in Italia?
Rappresentano sicuramente il modello da seguire. Nessuno lavora così bene a livello giovanile e nel rapporto con i Media, i risultati stanno già arrivando ma il bello deve ancora venire.

Se dovessi dare un consiglio alla dirigenza dei Panthers, cosa gli diresti?
Di continuare così e di non adagiarsi sugli allori. Tutte cose che sanno già, quindi.

Ieri e oggi: come è cambiato il football americano in Italia?
Oggi il gioco è più evoluto tecnicamente e tatticamente, ma forse c'è un pò meno atletismo, credo per lo scarso numero di praticanti che limita il bacino d'utenza potenziale e non spinge i giocatori a migliorarsi più di tanto. Se la popolarità continuerà ad aumentare, aumentaranno di conseguenza anche i praticanti. A quel punto la selezione naturale farà il suo corso.

Che cosa serve perchè il football americano in Italia possa fare il salto di qualità?
Per il gioco siamo nella giusta direzione, diamo tempo alle difese di adattarsi a questi attacchi moderni ed il tutto sarà perfetto. Il salto di qualità lo stiamo vivendo ora, e proprio per quello non è facile rendersene conto. Mai visto tanto Football in TV, a tutti i livelli. E la TV è sicuramente il traino migliore come punto di partenza, anche se non ci si deve accontentare di quello.

Che idea ti sei fatto di questo campionato 2010 dove le squadre più titolate, Lions e Giants, tentennano?
E' molto combattuto, imprevedibile e divertente. E' davvero impossibile annoiarsi! Mi spiace per Lions e Giants, ma il fatto che ora il Campionato sia indecifrabile è decisamente un buon segno per tutto il movimento. Chi perde un passo è perduto.

Chi arriverà al Superbowl del 26 giugno?
Per quanto ho visto, e lo dico da "addetto ai lavori", i Panthers sono quelli che hanno più meritato finora, ma basta guardare la classifica per capire come possa ancora succedere di tutto. E gli accoppiamenti delle Semifinali potrebbero essere decisivi in questo senso, viste le differenti filosofie di gioco e i differenti stati di forma delle squadre che potrebbero disputarle.

Consiglia al tecnico della nazionale i nomi di qualche giocatore che nella tua formazione ideale non dovrebbero mancare...
Gli consiglio sicuramente il "mio" QB di quando allenavo le giovanili di Flag, un certo Tommaso Monardi. Ma mi sa che Tommy non ha bisogno di "raccomandazioni"…

Quando è iniziata la tua carriera da telecronista?
Nel 2007 ad Eurosport serviva un "commentatore tecnico" per l'Arena Football League e dalla Federazione è stato fatto il mio nome. Ringrazierò sempre David Montaresi per questo, anche perché da lì è partito l'effetto-domino che mi ha permesso di diventare un professionista del settore.

Un partita che hai commentato e non dimenticherai ...
Sicuramente la prima di Big Ten 2009, la mia prima telecronaca di Football "vero" in TV. La partita era Michigan State-Montana State, quindi nulla di trascendentale, ma per me era come il Super Bowl NFL… emozione compresa…

Quella che invece vorresti dimenticare e perchè...
Il Superbowl italiano del 2007, il motivo l'ho già dimenticato.

Un personaggio del football americano made in Italy che non dimenticherai?
Sono tanti, direi quasi tutti quelli che ho conosciuto. Ma per la mia storia personale, è chiaro che Montaresi è stato il più decisivo.

Come è stato il passaggio da giocatore a commentatore?
Il passaggio è stato semplice ed è stato facilitato dall'aver fatto lo speaker alle partite, anche se ovviamente le prime volte ero un po' teso.

Questo lavoro ti ha insegnato qualcosa che non sapevi del football?
Nella mia carriera sportiva sono sempre stato un attaccante, sia da giocatore che da allenatore, e passare al commento mi ha spinto a studiare meglio le difese.

Fai finta di avere di fronte una persona che non ha mai visto una partita di football: che cosa gli diresti?
"Non sai cosa ti sei perso, ma sei ancora in tempo…"

Come è percepito il football in tv dai telespettatori?
Per la maggior parte delle persone è la solita americanata, per tanti è sinonimo di Super Bowl (NFL), per alcuni è lo sport più bello del mondo. Ma grazie alla TV siamo sempre di più.

Il football è meglio visto dagli spalti o dalla tv?
Chiaramente gli spalti regalano emozioni uniche ed imprescindibili, ma per la sua stessa natura il Football si sublima in televisione. Guardare una partita in TV è l'unico modo per cogliere tutto (o quasi) quello che è successo, in ogni azione succedono talmente tante cose che è impossibile capire tutto a prima vista. I replay non sono solo un'integrazione, come succede nella maggior parte degli altri sport, bensì una componente fondamentale della fruizione di una partita. Io comunque preferirò sempre gli spalti, in fondo sono un romantico…

Qual è l'aspetto del football più difficile da capire per un telespettatore?
La frammentarietà, cioè il fatto che dopo ogni azione ci si ferma e poi si ricomincia. Ma anche il concetto di attacco e difesa come fasi di gioco distinte. E poi la durata delle partite. Mettendo il tutto insieme, è comprensibile che ci sia difficoltà per i neofiti.

Dopo tanti anni, il football è tornato in tv su Rai sport satellite e SportItalia: potrà essere una svolta per il movimento italiano?
Sono certo che sarà così. Il modo migliore per farsi conoscere è mettersi in vetrina, e non c'è vetrina migliore della TV. Oltretutto il programma è ben fatto e credo che possa avere il giusto appeal anche per incuriosire i telespettatori casuali. Nel mio piccolo, pur trattandosi di televisioni "concorrenti", cerco di pubblicizzarlo il più possibile anche tra i non appassionati di Football.

Per Eurosport commenti anche altri sport: quali preferisci oltre al football?
Elencare gli sport che ho commentato significherebbe fare una lista interminabile. Come battuta dico sempre che "Ho commentato persino il Calcio". Mi piacciono davvero tutti e mi diverto sempre a commentarli tutti, senza retorica. Sono davvero fortunato.

Quali sono le difficoltà di commentare uno sport che non hai praticato o che conoscevi poco?
Bisogna fare un lavoro di immedesimazione e cercare di "entrare" nella disciplina. La difficoltà è assimilare quante più informazioni possibili nei modi più disparati, in questo sono utilissimi gli "esperti" che di volta in volta mi fanno da spalla. Ma devo ammettere che grazie ad internet il mio lavoro è facilitato, oltre ai siti istituzionali a me piace andare sui Forum e sui Blog, dove gli stessi praticanti (famosi o non, cambia poco) raccontano le cose in prima persona. Però il fatto che più mi ha aiutato è l'essere da sempre un appassionato dello Sport in generale, ho sempre amato il gioco in tutte le sue forme ed è stato quindi facile per me convertire la mia passione in professione.

Prima di diventare un telecronista sei stato concorrente di Passaparola: ricordiamo come è andata …
E' andata bene, ho vinto un po' di soldi ma soprattutto ho acquisito sicurezza e fiducia in me stesso. Senza quella esperienza ora non sarei qui a parlare di queste cose. E poi grazie alla popolarità ho conosciuto tante ragazze, compresa quella che poi è diventata mia moglie…

Come ti è venuta l'idea di partecipare a questo programma?
Lo guardavo sempre e le sapevo quasi tutte… perché non provarci?

La tensione sale di più davanti ai microfoni o quando scendi in campo?
Sono sensazioni molto diverse, comunque io ero sicuramente più teso prima di giocare. Ho scoperto di avere una discreta faccia tosta con un microfono davanti.

Questa prima esperienza televisiva ti è servita in qualche modo per il tuo attuale lavoro?
Sì, tanto. Non subito e non in modo diretto, ma alla fine gli effetti dell'onda lunga ci sono stati.

La partecipazione a Passaparola ti ha cambiato la vita?
Sì, direi che l'ha rivoltata come un calzino. In meglio, ovviamente.

Ora che vivi a Milano che cosa ti manca di Parma?
Mia mamma e la mia famiglia. Poi qualche amico che vorrei vedere più spesso. Poco altro, non sono nostalgico.

Come è cambiata la città da quando ci vivevi tu?
Non saprei, pur non vivendo molto lontano ci vengo troppo raramente per poter fare confronti.

Il piatto alla parmigiana che preferisci?
Quasi tutti, amo visceralmente la cucina parmigiana. Sono un bravo cuoco e cerco di diffondere il "verbo" anche a Milano tra i miei amici e conoscenti.

Hai un sogno professionale nel cassetto?
Ovviamente commentare la NFL. E ci sono già andato molto vicino proprio quest'anno, spero non si sia trattato di uno di quei treni che passano una volta sola. Più in generale, continuare a fare questa professione più a lungo possibile.

E quello personale?
Figli. Ci stiamo lavorando…

 
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