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BLUE TEAM
Paolo Borchini eletto coach della linea offensiva: "Il lavoro che stiamo facendo a Parma non passa inosservato"


Parma, 8 Aprile 2014 – Il football americano in Italia parla sempre più parmigiano. E' infatti notizia di questi giorni che un membro del coaching staff dei Parma Panthers, Paolo Borchini, è stato nominato coach della linea offensiva del Blue Team.
Un importante riconoscimento per Borchini, che dopo i grandi risultati ottenuti a livello giovanile come head coach dell'Under 19, con titoli vinti e giocatori lanciati in prima squadra, e le soddisfazioni arrivate come assistente della squadra quattro volte Campione d'Italia, porterà la sua esperienza in Nazionale, al servizio dell'head coach John Mackovic.
Classe 1966, giocatore dei Panthers per 15 anni, campione d'Europa nel 1987, e dal 1989 anche coach nei Panthers, nelle giovanili prima e come offensive coordinator coi Senior poi, Paolo viene sempre descritto da tutti come un grande insegnante di football americano.

Intanto complimenti. Cosa vuol dire per te questa nomina?
"Certamente non può che farmi piacere, vuol dire che il grande lavoro che stiamo facendo qui a Parma non passa inosservato. Sono già capo allenatore Under 19 Nazionale, ed ora la Federazione ha deciso di coinvolgermi anche con la Nazionale Senior."

Era un ruolo a cui ambivi, c'erano già state delle avvisaglie?
"Sinceramente quando me l'hanno proposto inizialmente avevo impostato il discorso in una maniera diversa. Avendo già in squadra 3 titolari della linea del Blue Team, avevo risposto che con l'appoggio di qualcuno ci si poteva coordinare per fare un certo tipo di lavoro. Poi invece mi hanno chiesto di prendere in mano in modo totale il ruolo di coach della linea. Diciamo che ora i raduni della Nazionale per me saranno doppi e che avrò un luglio decisamente pieno. Una vocazione, ma la passione è davvero tanta."

Come detto, alleni già la Nazionale Under 19, in più i giovani dei Panthers e la linea della prima squadra. E' più appagante insegnare ai giovani o allenare i Senior?
"I giovani sono certamente più ricettivi, mentre i grandi, specialmente quando arrivano da un altro contesto, hanno più difficoltà a cambiare. Non è facile per uno che ha un modus operandi ben consolidato fare qualche passo indietro per andare ancora più avanti. Devo dire però che ad esempio i nuovi arrivati a Parma sono stra-allenabili da questo punto di vista. Il ricambio generazionale di certo aiuta ad allenarsi in un certo modo. Siamo sotto i 30 anni ed i ragazzi si sono decisamente più adeguati alla tecnica corrente. Prima ci si poteva adattare per la pochezza delle linee difensive, quelle in stile anni '80 che non si muovevano, in quei casi anche senza tecnica te la potevi cavare. Quando invece incontri linee di difesa dinamiche, moderne, allora l'arte di arrangiarsi non basta e serve altro."

E qui entri in gioco tu. Tutti mi parlano di te come di un grande insegnante di football. Chi sono stati i tuoi maestri?
"Se lo dicono gli altri cercherò di crederci. (ride N.d.R.) Come ho detto, tutto quello che facevo io da giocatore non si usa più, è cambiato tutto. Ormai è storia. L'imprinting per la mia formazione è arrivato dalla Federazione, con Longhi e i primi clinic, che erano abbastanza ridotti come contenuti, ma che mi hanno aperto gli occhi sugli aspetti da verificare e conoscere. Per fare bene uno schema, per analizzarlo e spiegarlo in tutte le sue varianti, servirebbero 2 ore. Ora capiamo bene che con un playbook corposo come quello di una squadra di football americano, questo è impossibile. Partendo da questo ho cercato di ideare un sistema d'attacco che fosse compensato da un sistema allenamento. Allenare la tecnica per riuscire a mettere in pratica dei precisi principi. Poi penso che si debba lavorare sui ragazzi, fare in modo di coinvolgerli il più possibile, farli essere protagonisti. Renderli importanti e di conseguenza dargli responsabilità li fa inevitabilmente crescere."

Com'è il rapporto con Andrew Papoccia e come vivi il tuo ruolo di assistente?
"Diciamo che quello del rapporto all'interno di uno staff è un aspetto molto delicato. Quando sei parte di uno staff e lavori in un gruppo hai un ruolo preciso da ricoprire. Io non faccio il tuttologo: ho il mio reparto, chiedo e fornisco informazioni su quello. Non seguo altro e non mi interessa sapere niente. Devo pensare al mio ed a mettere in difficoltà Andrew fornendogli 7 giocatori potenzialmente tutti e 7 titolari. Poi è ovvio che quando c'è collaborazione ci si confronta su svariati temi, ma l'area di competenza deve essere sempre ben limitata e chiara, solo così si lavora al meglio."

Parliamo della linea offensiva: qual è il ruolo più delicato e qual è la cosa più difficile da insegnare ai giovani?
"Ormai il football americano non è più istintivo, è diventato molto mentale e tecnico, per questo bisogna cercare di sviluppare nei ragazzi le tecniche individuali. Il modo di fare il primo passo, la sua lunghezza, con quale angolo, fare un blocco in un determinato modo. Da lì si lavora per arrivare ad eseguire il gesto tecnico nel modo più giusto e completo. Non è facile, anzi è difficile perché ogni singolo piccolo passaggio è fondamentale. L'altro giorno ho tirato le orecchie alla linea d'attacco perché ha fatto il primo movimento sul posto, perdendo così tutto il vantaggio. Questo vuol dire che magari non chiudi un down per un centimetro. Per quanto riguarda il ruolo più delicato della linea sicuramente è quello ricoperto dal tackle che difende il lato cieco del quarterback. Di solito è quello sinistro."

Chi è il giocatore di linea più forte in Italia?
"Secondo me i 3 più forti al momento sono i nostri Bonato, Vergani e Fanti. Menzione anche per Ferrari Gianluca che ora è fuori per problemi di salute ma ha grande qualità. E poi ci sono anche Pedrotti e Ciccionetto, al secolo Matteo Ferrari, che ha un deficit rispetto ai suoi avversari di altezza e peso, che non si insegnano, ma ha tanti anni di esperienza e di solito non deve affrontare difese che lo mettono 1 vs 1, quindi riesce sempre a rendersi utile per la squadra."

Parliamo dei Panthers e della stagione appena cominciata. Che risultati potrete avere in Europa? E in Italia chi sarà il vostro avversario?
"Le nuove regole faranno sì che non troveremo squadre piene zeppe di americani. Come in Italia, ora anche in Europa, un giocatore che ha una formazione collegiale o di high school,  viene considerato straniero indipendentemente dalla nazionalità. Questo di certo ci potrebbe aiutare a competere. La differenza nel passato è che queste squadre avevano un roster composto da ragazzi di 19, 20, 21 anni con uno di 35, ed erano tutti atleti. I nostri ragazzi a 14 anni sono ancora indietro atleticamente. In Europa quasi tutti i 14enni fanno sport ad un buon livello, noi ad esempio nelle scuole non lo facciamo e questo ci penalizza. In Italia i nostri avversari per me saranno Bolzano e Ancona, ma penso che molto dipenderà da noi."

Consiglieresti l'esperienza USA ad un giovane?
"Certamente è un'esperienza totale, non solo dal punto di vista sportivo. Si conoscono modi di vita diversi e questo è sempre importante. Uno o due anni li consiglio vivamente anche se devo dire che secondo me è meglio finire gli studi superiori in Italia, per poi provare col college."

In questi anni è cresciuta l'attenzione verso la preparazione atletica, che forse era uno dei punti dolenti del football italiano. Questa crescita potrà dare frutti tra qualche anno?
"Penso proprio di si. Negli USA ad esempio le nuove regole limitano molto l'allenamento col contatto, fatto con casco e spalliera. Spendono molti soldi in strutture per curare la preparazione atletica. Non si sbaglia, maggior peso combinato a maggior velocità vincono. Anche noi con la Nazionale Junior abbiamo basato un programma sullo sviluppo atletico, perché è più facile allenare degli atleti e se non ti migliori da giovane poi diventa più difficile. Da noi sono arrivati ragazzi che non avevano mai fatto sport. Con il lavoro in palestra e con un preparatore atletico, in un anno ci sono stati dei progressi che hanno sbalordito."

Chiudiamo con una domanda sull'NFL. C'è un giocatore che consiglieresti ai tuoi ragazzi di seguire? Chi ti piace?
"Per assurdo, pur essendo un grande appassionato di football seguo poco l'NFL. Preferisco vedere il College Football. In NFL ci sono dei fenomeni che con forza e velocità riescono spesso a sopperire a mancanze tecniche. Nel college invece, trovi situazioni più simile alle nostre. Non penso solo alla prima divisione, dove il livello è altissimo, ma anche in seconda e terza trovi giocatori completi che giocano in contesti dove la tecnica conta ancora."

 
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