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Diventa arbitro di Football Americano
 
Carmelo Pittera, Enzo Bearzot e la Under19... certe volte succede...
Ci sono giornate felici
Ci sono giornate in cui va tutto storto
Ci sono giornate che non succede nulla
E poi ci sono giornate come quelle di ieri…
Giornate così capitano raramente nella vita e può anche essere che in una vita intera non accadano mai.
Ieri è avvenuto l'impossibile, il David che batte Golia o il più in voga:
Non succede, ma se succede…

Andiamo con ordine e diciamo che era il primo giorno di inverno, che era domenica e che a Milano nel mitico Vigorelli si affrontavano le Under19 dei Panthers e dei Seamen.
Non una partita qualsiasi, ma la finale per lo scudetto e seppur le due contendenti arrivavano all'appuntamento a punteggio pieno e con uguali meriti, ero certo che la squadra meneghina fosse più che favorita.
Pertanto la mia speranza era solo che non fosse una sconfitta pesante e che maturasse verso la fine lasciandoci in bocca almeno quel sapore di quasi-vittoria.
Già… perché sebbene perdere bruci sempre, c'è modo e modo.
Imparare a perdere significa anche dare un valore alla sconfitta, vedi a seguire qualche esempio:
- Perdere quando l'hai buttata via è il peggio in assoluto
- Perdere contro un avversario che ti asfalta 100-0 è parecchio triste
- Perdere di poco contro il superfavorito è poco meno di un pareggio e ne puoi andare fiero per un po'.
Insomma la medaglia d'argento è pur sempre il primo premio dei perdenti, ma se fino alla fine sei lì lì che te la giochi…
Volete la verità?
Ok, io puntavo allo zero a zero
Giuro
Avevo visto altre partite e sapevo che l'attacco Panthers avrebbe altro che faticato per avvicinarsi alla end zone marinaia, per cui la difesa doveva fare di tutto per limitare i danni.
Un bel 0-0 con la sfida ai supplementari che sono quasi dei calci di rigore pensavo fosse l'unica via per vincere.

E si comincia con la palla noi.
Nel primo drive facciamo tante yarde quante tutte quelle conquistate in semifinale…, ma ci incasiniamo la vita e ci tocca puntare.
I Seamen entrano in campo con un QB ed un RB che vanno fortissimo, ma si fermano quasi subito e ci ridanno la palla.
Ecco di nuovo l'attacco del giovane Dalcò che ha ereditato la stazza dal papà, solo che Luca giocava Tackle in attacco mentre il pargolo è il nostro QB…
Lancia bene, chiudiamo un paio di down e ci ritroviamo vicino alla zona per calciare 3 punti.
Dichiaro che, conoscendo le doti di Simone come kicker (ma ancor più spettacolare safety), abbiamo 3 punti in tasca.
Detto fatto e ci prendiamo un sack da 20 yarde e ci ritocca puntare.
L'attacco dei milanesi, però, si deve rimettere in moto a ridosso della goal-line ed ecco il primo incredibile colpo di fortuna.
Si mettono in posizione e poi fanno uno shift strano che cambiano schieramento mettendo tutta la linea di attacco a destra con il centro primo uomo di sinistra…
Roba da professionisti…
Solo che, come diceva un mio vecchissimo coach, il football è davvero una grande battaglia sia fisica che mentale e tutto devi considerare, anche l'imponderabile leggerezza delle cose strane.
Se fai qualcosa fuori standard, che gli altri non si aspettano, devi essere certo di mettere in difficoltà gli avversari più di quanto non ti incasini a farlo tu.
Infatti come se il mio vecchio coach fosse lì in cielo a guardarli succede che loro fanno questo spostamento da orologiai, ma i nostri che sono ragazzotti semplici, magari un po' confusi ed ignari di cosa fare in casi simili, non fanno assolutamente nulla, forse manco se ne accorgono ed invece qualcosa di incasinato deve essere successo agli shiftatori perché il QB non prende la palla al volo e il più bello dei fumble ci rimette l'attacco ad una yard dalla segnatura.
Insperato e divertente segnamo 6 punti con una ricezione di Barbuto Barbuti
La trasformazione è da un punto, però la palla va a Simone che passeggia in end zone per altri 2 punti.
Questa sì che è fortuna, figurati se il centro è così bravo da dar la palla al kicker solo perché loro non hanno schierato nessuno a destra… impossibile
E siamo 8 a 0 per noi
Finisce il primo quarto
Penso che i ragazzi potranno invecchiare dicendo ai loro nipoti che un giorno tanti anni fa stavano vincendo 8 a 0 nel primo quarto della finale giovanile di football americano.
Bella soddisfazione, un po' come noi grandi che prima del 2010 ci pavoneggiavamo di aver resistito 0 a 0 fino al 4° quarto contro i Berlin Adler nella finale EFAF del 2008.

Infatti i Seamen prendono palla ed in tre mosse fanno 8 a 8.
Non solo, ma si riprendono pure la palla con un onside kick… ecco che ci siamo.
Invece la fine del primo tempo rimane 8 punti per parte.
Allora adesso ci credo?
No ragazzi, adesso ci rullano, perché tocca a loro partire in attacco, segneranno e i nostri, demotivati, caleranno le braghe…
Oh fiducia zero, bel dirigente oh…
Guardate che io sugli spalti ce la metto tutta, sono sommerso di trombette odiose PEEE PEEEE che ci vorrebbe un pioggia di napalm per zittirle, ma pur non credendoci ci spero un sacco e non li lascio da soli.
Fino a che avremo un secondo da giocare io sarò lì, perdente, ma lì con loro a spingerli e combattere con la voce quelle trombette odiosissime…
Inizia il secondo tempo e succede una cosa che mi scalda il cuore.
Per uno strano gioco di coincidenze e posti a sedere, in tribuna da questa parte ci siamo solo io e Joe, mentre tutti quelli della prima squadra sono dalla parte opposta dietro alla panchina Panthers.
Poi però vicino a me arriva Tommy M., Simone B., Finadri e poi i ragazzi di Bologna e dei Daemons che tra due mesi si vestiranno per la prima volta da pantere, proprio lì al Vigorelli, ancora contro i Seamen.
Adesso non c'è più tanto freddo, Vergani chiede se può sedersi di fianco a me (certo che può, mica lo mordo…) e mi sento un po' a casa… Strane le sensazioni, ma si chiamano così perché vengono dai sensi ed i sensi non li gestisci.
La vista, l'olfatto o il gusto non li comandi.
Se vedi una cosa verde, la vedrai sempre verde anche se vorresti vederla blu.
E se di fianco a Vergani, due Tommy ed il Wolfpack mi sono sentito un po' più al caldo non ci posso fare niente tranne che iniziare a credere che alle volte le cose succedono…

Nel 1978 (magari l'ho già raccontata) la pallavolo italiana non era quella dei fenomeni che avrebbe vinto tutto ed ovunque nel prossimo futuro
In quegli anni l'Italvolley era anni luce lontana da URSS, Cuba, Giappone, USA e Brasile e nel '78 appunto si organizzano i mondiali nel Belpaese.
Gli azzurri riescono a qualificarsi per la semifinale.
Ed avranno Cuba di fronte.
Cuba è la leggenda della pallavolo, gente che salta sei metri a piedi pari, che sciaccia a rete dagli spogliatoi.
Per dare un'idea di cosa era la pallavolo negli anni 70 dovete pensare che praticamente nessuno batteva in salto.
Si giocava a pallavolo se eri coordinato e bravo a tuffarti, non dovevi essere altro tre metri come oggi.
Tutti difendevano per terra e non c'era il libero (che è l'unico nanetto accreditato ad entrare in campo).
L'alzatore non saltava perché solitamente era il più basso di tutti (solitamente vicino al 1.60) e anche se saltava non arrivava comunque alla rete (in basso).
Insomma la pallavolo era un gioco con la palla ed era pure divertente perché gli scambi duravano parecchio, oggi è un'altra cosa e noi italiani ci siamo adeguati ottimamente con superatleti che volano, non come quelli del 78 che per quanto eccezionali praticavano un altro sport…
Dall'altra parte Cuba di Fidel Castro… mica gigetti della fiera di SanDonnino…
Tanto che l'allenatore Pittera, alla vigilia della semifinale, disse:

«Per vincere oggi due più due deve fare cinque».

L'Italia vinse quella partita.

Ed ancora nel 1982 al mondiale di calcio in Spagna in una partita che valeva la semifinale l'Italia incontra il Brasile

Il Brasile del 1982 non era una squadra di calcio, era un battaglione di fenomeni che per pura coincidenza vestiva di giallo.
Zico, Eder, Socrates, Oscar, Leandro, Falcao, Junior, Toninho Cerezo…

L'Italia di Bearzot aveva fatto pena per le prime tre partite (tre pareggi), vinto, ma non convinto, contro l'Argentina di Maradona e doveva giocare contro i carioca.
Di quell'anno a me tanto caro, ricordo tutto.
Conservo ancora le gazzette rosa dello sport e rividi quella partita almeno altre dieci volte.
Ricordo perfettamente che il giorno della partita la gazzetta se ne uscì con diversi articoli che raccontavano il mondiale e c'era uno specchietto che spiegava cosa doveva succedere per qualificare l'Italia.
L'Italia si qualificava solo se vinceva, perché per una rete di differenza rifilata all'Argentina, al Brasile bastava il pareggio.
In un altro mezzo articoletto c'era una disamina sul perché, forse, l’Italia ce la poteva fare:
i motivi delle nostre speranze erano in pratica due:
il primo era legato al fatto che l'Italia fino ad allora aveva giocato sempre male e quindi poteva succedere che la giocasse bene.
Il secondo ancora più fantastico era l'opposto per l'avversario: siccome il Brasile fino a oggi ha dominato è possibile che questa sia per loro una giornata no.
Vi prego di credermi o di controllare in una emeroteca.
In pratica la divin gazzetta predicava una vittoria non legata al merito, alla qualità, al talento dei giocatori, come dovrebbe essere lo sport, ma, bensì, al "culo" di giornata.

FANTASTICO

Non lo scrivo io, ma fu il titolo il giorno dopo.

Torniamo quindi al caldo del secondo tempo, 8 a 8 palla al centro e loro segnano solo un FG.
11 a 8 e palla nostra, ma pur avvicinandoci non riusciamo a far nulla.
Ora tocca a loro e se segnano è il colpo di grazia, ma prima un fumble da 30 yarde mi fa pensare che poi tutta questa superiorità non ci sia e poi non riescono nemmeno loro a segnare, pertanto a 6 minuti dalla fine abbiamo di nuovo la palla.
Se gestiamo bene il tempo e segnamo verso la fine allora forse…
Ma forse…
E si inizia con i nostri giovani che si fanno sotto.
Siamo sulle 20 e mancano 4 minuti.
Un sack, una corsa, un quasi completo e possiamo tentare il calcio del pareggio…
E qui raccolti uno sopra l'altro in tribuna quelli davanti si girano perchè non vogliono vedere… parte lo snap ed il centro la mette ancora in mano al kicker e questo si mette a correre ed invece di calciare.
Ma allora era davvero un schema e abbiamo la palla ancora noi per altri 4 tentativi e mancano 3 minuti!!!
Ci avviciniamo sempre di più, tre yard alla volta è uno stillicidio
Chiudiamo un altro down e lanciamo al 23
No… dico… al 23…
Riceve sulla linea, cade e perde la palla che cadendo in end zone è coperta da uno dei nostri !!!!
Io salto per aria perché un referee alza le braccia.
Li abbiamo superati !!!
No, contrordine, la palla è stata persa a gioco fermo e quindi abbiamo altri 4 tentativi con la punta del pallone che già al di là della linea.
Questo è il football !!!
Lo apprezzi a pieno se lo conosci fino in fondo ed io che a questo punto voglio vincere davvero, faccio un urlo di gioia ancor più grande !!!
Mancano due minuti e 50 e se avessimo segnato nell'azione precedente, loro avrebbero avuto tutto il tempo e l'ultimo pallone per farcela.
Invece così se non segnamo subito almeno un minuto e mezzo lo consumiamo ed al massimo pareggiamo andando ai rigori…
E come scritto in un libro segnamo al terzo tentativo lasciando agli avversari solo 100 secondi sul cronometro.
Ora la faccenda è tra il loro forte attacco e i nostri invincibili difensori.
Primo lancio e sono 20 yarde
Secondo lancio e Simone fa quello che sa fare meglio nella vita: salta e la prende lui.
APOTEOSI sugli spalti
Per l'amor di Dio: Borki chiama tre corse per favore, anzi inginocchiati tre volte, non perdere la palla, non fare nulla, lascia che usino i time-out rimasti, prenditi un fallo ma fa passare questo minuto.

E così è:
due più due ha fatto cinque

Ci sono giornate felici
Ci sono giornate in cui va tutto storto
Ci sono giornate che non succede nulla
E poi ci sono giornate come quelle di ieri…

Buon Natale

 

by Ugo Bonvicini

 

 
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