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Perché le partite sono battaglie e le battaglie vanno vinte

Quante storie che si potrebbero raccontare su domenica scorsa.

Ognuno di noi (e pure di loro) ne avrebbe una su misura.

Ogni opinione sulla partita, sarebbe senza dubbio corretta e l’averla conclusa ai supplementari con un calcio piazzato, la dice lunga comunque su quanto sia stata avvincente ed equilibrata.

Da una parte i Panthers, dall’altra i rivali degli ultimi 5 anni: i Seamen

I Panthers si presentano senza il loro coachP, i Seamen senza il wr americano. Noi abbiamo ancora 3 titolari ingessati e durante il riscaldamento Poly si rompe un dito. Loro hanno diverse assenze pesanti (proprio pesanti fisicamente…). Noi abbiamo un albanese che chiama gli schemi e loro uno svizzero con la A sul casco… ma come?... sì è così…. Albania, Svizzera, Italia, USA, sembra giochi senza frontiere a colori....

Cosa facciamo? Non giochiamo?… il football è proprio questa cosa qui… gestire l’emergenza, falsi equilibri instabili, non vi è nulla di certo e tutto può succedere.

Può succedere che pronti via sei sopra di 14 punti dopo 5 minuti e che il tuo avversario proprio non ci riesce a segnare. Poi può succedere che si inverte tutto e tu non riesci a segnare nemmeno con la matita (come direbbe un Gis41 a caso) e gli regali pure due mete.

Ally e TonyB sono i migliori in campo, niente da dire, ma barba e berretto di Babbonatale non gliele leva nessuno quando prima uno e poi l’altro fanno la stupidata del secolo e gli regalano il pareggio.

A quel punto, dico la verità, ero sicuro di perdere, l’inerzia era andata da un’ora ed il vento spingeva le vele della barca Seamen. Era stata bella la sensazione che per una volta tutto girava bene, che per una volta la ciambella stava venendo con il buco e la torta aveva tutte le ciliegine della stessa grandezza e girate dalla stessa parte. Bella la sensazione di quando tutto è perfetto, felicità ed equilibrio instabile e tanto più instabile quanto più il contendente è forte quanto te, forse di più.

Tutti sanno che Colombo salpò da Palos per le Indie nell’agosto del 1492, meno persone sanno che i 3 velieri erano tecnicamente 2 caravelle (Nina e Pinta) ed una caracca (la Santamaria), ma nessuno sospetta che le tre navi non fossero esattamente navi da crociera lunghe 100 metri come la stupenda A.Vespucci…, Le caravelle erano barchette piccole, meno di venti metri… controllate pure su Wiki, il buon Cristoforo sbarcò in America sopra due barchette lunghe 20 yard ed una (la caracca) poco più lunga.

Sapevate che sulla nazionalità di Colombo c’è sempre stata confusione e gli spagnoli negano ancora oggi che fosse italiano? Cristobal Colon lo chiamano e per loro era spagnolo… La regina lo voleva far giocare per la Spagna, a quei tempi non potevi navigare una barca spagnola se non eri di scuola navale spagnola e quindi… Non era nemmeno oriundo… Vabbeh… lasciamogli credere che fosse anche un po’ anche loro, chissenefrega, a quel tempo non avevano nessuno da vantare, mentre noi avevamo già Leonardo, Michelangelo, Raffaello, (NO non le tartarughe Ninja….). Lasciamo pure che a Barcelona gli dedichino la piazza più importante in fondo alle Ramblas, era genovese e non c’è bisogno del notaio per dimostrarlo...e questo genovese va inconscio ai Caraibi con tre bagnarole e ci torna pure indietro portando le patate, i tacchini e la polenta. E 500 anni dopo un altro sig. Colombo, un suo pronipote forse, ci porta dalla stessa America questo gioco qui, il football. Uno sport che non puoi giocare in amichevole perché non ha nulla di amichevole, i giocatori sono attrezzati come moderni gladiatori con elmi e corazze e dopo tre azioni capisci subito perché è molto meglio essere un professionista piuttosto che un amatore. Le botte sono le stesse… i soldi no… Grande la famiglia Colombo !!! Grazie per la polenta e per il football !!!

Ma ritorniamo sulla barca Seamen che vento o non vento non segna più nemmeno lei ed all’ultimo secondo butta la partita ad un metro dalla vittoria. Cosa rimane? Rimane l’immagine dei Panthers che si abbracciano tutti insieme come non succedeva da anni, come se avessero vinto la coppa del mondo, come se fosse l’ultima partita di sempre. Per noi era così, non perché lo fosse davvero, ma perché solo quando giochi pensando sia l’ultima volta ti capita di fare la cosa straordinaria ed eccola qui, che accade.

Ora qualcuno dirà che era una partita come tante, che gode bene chi gode per ultimo, che se la rigiochiamo non finisce mai così, che senza assenze, che con schemi diversi, che senza il fallo alla fine, che i 3 calci sbagliati prima…. vero, tutto vero, ma la sensazione di chi domenica ha pianto dalla felicità quella è stata e quella nessuna gliela prenderà mai indietro.

Ce ne saranno altre mille di battaglie e perderemo e vinceremo, ma domenica rimarrà per sempre nei ricordi di chi era in campo, sugli spalti o dietro ad uno schermo su internet, poi verranno le semifinali e la finale e giù altra adrenalina, altre sensazioni, altre rivincite.

E dopo aver sentito dire che erano finiti, avevano perso mordente, avevano perso effort, non erano più quelli di una volta, vincevano perché erano ricchi, mollati come vecchietti al ricovero da fidanzate troppo esigenti, rimasti in 4 gatti senza nemmeno il campo dove giocare, bene… i Panthers sono ancora tra le prime 4 squadre in Italia come da 12 anni a questa parte, come non esserne contenti?

Ok e cosa c’azzecca Colombo? Colombo ci insegna che le imprese straordinarie le fai anche quando non hai la barca più grande o l’equipaggio più numeroso, ci dice che alle volte sei certo di andare in India e ti ritrovi sull’isola del tesoro e che soprattutto se credi in una cosa devi perseverare anche quando il vento cala e le provviste scarseggiano, anche quando la ciurma si ammutina e se ne va, perché chi ci crede di più fino alla fine, alla fine vince sempre…

Effort, non effort, effort, non effort, effort, non effort, effort, non effort, effort, non effort, effort, non effort, effort, non effort……effort !!!!!!!!!
 

by Ugo Bonvicini

 

 
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