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Entropia ed Appartenenza

Dopo la mela in testa di Isaac Newton e gli esperimenti di Galileo Galilei su navi in movimento, gli scienziati del tempo pensavano di aver capito tutto.

La terra girava intorno al sole, la gravità regolava le posizioni e gli equilibri tra le cose e tutto era relativo a seconda della posizione dell’osservatore.

Se aggiungiamo che nulla si crea, ma tutto si trasforma e ad ogni azione corrisponde una reazione, possiamo affermare che gli uomini di scienza dell’ottocento erano sicuri di aver in mano la verità, l’assoluta certezza di aver inteso la natura delle cose e quindi la dubitabile esistenza di Dio.

Wow… come la prendo larga per parlare di football americano e del fatto che i Panthers hanno perso la semifinale.

In effetti non posso negare che scriverei di cucina balinese o di orografia del polo sud, piuttosto che pensare a domenica, ma quando perdi o meglio quando il risultato finale di un incontro o di un avvenimento o di una qualsiasi operazione che fai, non è quello che ti aspettavi, la prima domanda a cui devi rispondere, per digerire la delusione è: cosa è successo?

Un uomo di scienza di due secoli fa, avrebbe trattato della sconfitta chiamando in causa la soverchiante forza dell’avversario, gli infortuni funesti ed il vento o meglio la quasi tromba d’aria che per mezz’ora ci ha schiacciati da una parte del campo senza che si potesse né lanciare né calciare la palla senza vederla tornare indietro, magari in mano ad un avversario.

Lo studioso galileiano avrebbe contato i punti ed alla fine avrebbe sancito che 30 erano quelli di Bolzano e 20 quelli di Parma e per la regola che vince chi ne fa di più, la vittoria andava agli altoatesini.

Nulla di più vero, onore al vincitore che si è dimostrato più forte, più preparato e più performante.

Questa è la fisica di Galileo che risponde in maniera precisa a quesiti semplici, insomma una specie di bignamino per avere la soluzione più semplice ed un risultato attendibile.

Ma non è così che funzionava davvero ed infatti dopo alcuni anni, ad altri uomini di scienza venne il dubbio che mancasse qualcosa.

A Planck ed Einstein non tornavano i conti su energia ed ottica, Maxwell non riusciva a spiegare l’elettromagnetismo e dopo infiniti dibattiti e discussioni furono tutti concordi che se erano generalmente vere le regole di Galileo e Company, la verità assoluta era diversa, mancavano dei pezzi, magari piccolissimi, ma mancavano…

Gli studiosi più scaltri iniziarono ad utilizzare le costanti, ovvero dei numerini magici a cui davano il loro nome e che facevano tornare i conti. Furbissimi… quasi oriundi…

La costante di Boltzmann, il vettore J, il magnetone di Bohr, la Gravitazione Universale e centinaia di altre cifre sicuramente corrette che però devi prendere come un assioma, un atto di fede perché sarebbe troppo difficile capirci qualcosa.

Altri matematici e fisici iniziarono a studiare filosofia orientale per cercare di cambiare il punto di vista e tentare di spiegare la probabilità dell’esistenza di un elettrone…

In tutto questo casino e rimescolamento, si perdevano le certezze: 1+1 faceva è vero 2, ma forse c’era da qualche parte un resto infinitesimo che andava considerato… e a questo punto l’esistenza di Dio poteva essere ripresa in considerazione perché se si doveva fare un atto di fede su Bohr, allora perché non farla per la bibbia?

Il disordine delle idee e delle certezze doveva essere affascinante in quel tempo.

Non essere più sicuri di nulla, tutto era relativo, tutto vero e tutto anche falso. Un po’ come la regola dell’oriundo in IFL, che però è molto più penosa del vettore J.

Tralasciando pertanto la triste storia del giocatore obbligato a giocare che però non gioca, parliamo invece di una faccenda davvero interessante che mi porterà alle ragioni della sconfitta bolzanina.

Il concetto di Entropia

L’entropia è l’energia termica di seconda specie, quella che si perde nello spazio tutte le volte che facciamo qualcosa, apriamo un frigo, lanciamo una palla, sfreghiamo le mani.

Siccome esiste la regola “nulla si crea ne si distrugge”, questa vale anche per il calore, ma visto che il calore va sempre dal caldo al freddo, una volta che arriva lì non è capace di tornare indietro e, per quanto esista ancora, non possiamo più utilizzarlo.

Il calore non è riciclabile e quello ormai diventato di seconda specie lo chiamiamo Entropia.

Immaginate quanta entropia c’è in giro, siamo sommersi di entropia, ne è pieno l’universo e per quanto invisibile ed inutilizzabile è l’energia che fa tornare i conti ad ogni problema di termodinamica.

Voi direte: scusa e chissenefrega? Perdi contro i Giants e rispondi con l’entropia?

Ebbene sì, il risultato dell’incontro è un’evidenza ed i motivi principali li potrei argomentare con il metodo classico, ma quello che è successo domenica è stato talmente straordinario dal punto di vista scientifico che la risposta credo sia giusto debba essere molto più articolata.

Devo trovare l’ingrediente segreto, la costante di Ughy per digerire la faccenda, scusate…

L’entropia è la risposta

L’entropia si definisce ance come il grado di disordine di un sistema, più ce n’è più il sistema è incasinato.

In natura le cose tendono al disordine, pensate alle molecole libere di un gas o al movimento delle galassie, tutto espande in una direzione e non torna indietro. Tutto tende a crescere l’entropia.

Ed i Panthers domenica, o meglio solo alcuni di loro con capitan Tommy in testa, sono stati testimoni della semplice natura dell’universo, quando lasci che le cose accadano, senza mettere ordine ed impegno, senza aver studiato il da farsi ed applicato le regole che si era dati.

Se non metti le cose a posto, se non ti prepari, se non ci metti passione succede che l’entropia prende il sopravvento e riempie i tuoi vuoti, le tue mancanze e le cose si incasinano. E come diceva il grande dr.Murphy: se una cosa può andar male allora lo farà. Non c’è nulla di Galielo in tutto questo, nulla di dimostrabile, ma è così…

Sei intercetti di cui tre riportati in meta non sono una cosa che si vede spesso su un campo da gioco, anzi se parliamo dei Panthers credo che 3 mete su intercetto non siano state viste nemmeno sommando le ultime 150 partite degli ultimi 11 campionati.

Domenica il grado di disordine che abbiamo creato era degno di uno studio scientifico come l’implosione di un buco nero o la scoperta del Bosone di Higgs. E non me ne vogliano gli amici e leali avversari Giants, ma domenica avremmo perso anche contro la under 16 dei Crociati di Malta o dei Cavoletti di Bruxelles…

Però c’è di buono che nella straordinarietà dell’evento, ci siamo trovati in armonia con la natura, amici come sempre anche se la mezza squadra della difesa aveva giocato alla grande ed avrebbe avuto il sacrosanto diritto di dire qualcosa agli entropici compagni dell’attacco… ma noi vinciamo o perdiamo insieme, compagni nella buona o nella cattiva sorte come anelli di una catena che qualche semplicione pensa di aver rotto perché non abbiamo vinto una partita…

Rompere la catena…, come se qualcuno avesse il potere di spezzare il bene che voglio a Ivano ed Andrew, a Sandrain e GP, a Rossi e Borki, a Gis che smette ma forse no, a bigMike che ricomincerebbe, al Vez che rompe maglie e ginocchiere, a Lex, a Ciccio&Franco, a Tommy, alla Legion of Pif di Frank, Fede e del Sontuoso, a Vanni, a Ronin, ai cugini gemelli Dalle e Gallo ed alle loro orribili camice, ai Veronas Boys, a Bistek e Bunny, al Biondo, al Meda, al Malpo che non c’è, al Mostro, a Felix e Ferdy, al Canna che da quando lavora in banca pensa di essere diventato serio, al Duca, ad Artu ed alle loro spalle, a SpaggiaClaus che regala mete ai wr che sono stati buoni, al Vaso che ha piegato una maschera insieme al suo naso, a Finny che lo faranno socio delle Ferrovie dello Stato, a JJ, al Carbo, a Froldino e Menoz, al tosattiano Doc, al Vigno e Bocchi, al Nuovo ed Amico di Nuovo, ai due massesi, a Carroli sempre in vacanza ed a Ropa sempre rotto. Ai tre fratelli neri Fame, Sete e 5+5=15. A Draculino ed al fantastico Giggi. A Sam e al Bigio. A Pera ed ai suoi amici e all’incontenibile Pitu. Ed a tutti quelli che forse mi sono dimenticato, ma solo per esigenze di copione e non perché non siano degni della mia stima o del mio bene.

Questo è il significato della catena, appartenere a qualcosa, avere un cognome, fare famiglia. Tutti gli anni dura solo una stagione, ma è bello sentirsene parte. Ed anche domenica, nel pieno del disordine in una tempesta di entropia, la catena ed i suoi anelli è rimasta lì dove doveva stare e non c’era gigante che poteva spezzarla.

Dai, alla fine è stato un anno così e così e lo sarebbe stato anche vincendo, ( vero David? ), ma di sicuro abbiamo prodotto un casino di energia di seconda specie…

Adesso l’ho digerita, grazie per la cortese attenzione.

Si coglie l’occasione per augurare:

Buona estate a tutti, ci rivediamo, disordinatamente, nel 2017 con o senza doppio passaporto.
 

by Ugo Bonvicini

 

 
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