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Diventa arbitro di Football Americano
 
Non puoi fermare un treno in corsa, se sei un tipo in gamba puoi solo rallentarlo…

Come dice sempre Andrew, quando arrivano i playoffs si inizia un altro campionato.

Quello appena finito con sei vittorie e quattro sconfitte non è stato molto divertente e se motivassi tali prestazioni invocando la sfortuna o il fatto di avere sempre avuto un americano in meno se non due rispetto agli avversari rischierei di far passare i Panthers per patetici piagnoni che non accettano mai di perdere.

Molto meglio ammettere che siamo deboli o che i nostri avversari nettamente più forti, almeno così facciamo tutti contenti e non ci arrovelliamo la testa pensando a quello che poteva essere o a cosa doveva succedere.

Fatto sta che, in ogni caso, da domenica inizia un nuovo campionato, quello delle tre partite Dentro o Fuori ed una dopo l’altra l’obbiettivo è vincerle tutte e tre che ci piaccia oppure no.

Il football americano è uno sport molto tecnico dove l’individualità vale poco se non insieme al collettivo. E’ come un’orchestra od un orologio con i suoi ingranaggi che il mastro orologiaio assembla e regola prima di dargli la carica e farlo partire.

Basta una singola rotellina fuori posto o con un dentello consumato che la precisione se ne va a far benedire. Se esistesse un campionato degli orologi non lo vincerebbe l’orologio che non sbaglia mai, ma quello che all’ultima partita tiene il tempo meglio del secondo arrivato.

Nessuno è perfetto e per vincere basta sbagliare meno degli altri, ma se inizi con 22 ingranaggi e metà del cammino ti ritrovi con l’orologio aperto cercando di farlo andare con meno della metà dei pezzi iniziali o scambiandoli tra loro accontentandoti solo che le lancette si muovano. Ebbene, puoi solo sperare che i tuoi avversari siano messi peggio di te…

Quindi in un fantasioso campionato di orologi non diventi campione perché hai i migliori ingranaggi a Marzo, ma ci riesci solo se sei capace a farlo funzionare con i soli pezzi rimasti da giugno in poi… Non è facile e non sempre è possibile.

E vincere solo perché batti chi sta peggio di te non è molto divertente vero? Almeno… parlo per me… non è il vincere tanto per farlo, ma amo l’idea di raggiungere lo scopo prefissato sapendo che sarà complicato, difficile e che le sfighe così come i colpi di fortuna fanno parte del gioco e che alla fine capisci che il risultato è quello giusto sia nella vittoria che nella sconfitta.

Come sono sereno oggi, vero? Tipico del rassegnato? Del perdente brucione senza il terzo americano?

Mah…

Forse…

Ne approfitterò per raccontarvi una storia anzi due…

Prima storia

C’era una volta un oriundo… no… volevo dire un orologio, scusate il lapsus freudiano…

Era un orologio di buona fattura, fatto con pezzi di qualità, ma nessuno lo aveva mai regolato bene, ogni tanto i pezzi si incastravano tra loro e smetteva di andare, tanto che era finito dentro ad un cassetto e il mondo si era dimenticato di lui. Un giorno un signore appassionato di orologi aprì casualmente quel cassetto e se lo mise al polso. L’orologio era fermo, ma il cinturino gli calzava perfettamente e cercando di caricarlo senti rompersi la molla dentro. Invece di riporlo nel cassetto quell’uomo decise di portarlo da alcuni orologiai per vedere se potevano ripararlo e farlo funzionare.

Il primo orologiaio lo mise un po’ a posto e per un po’ funzionò egregiamente, poi però si ruppe di nuovo.

Arrivò un secondo orologiaio (questa volta oriundo per davvero…) e si mise al lavoro, cambiò alcuni pezzi, ne modellò altri e continuò a sostituirli con altri nuovi o recuperati da altri ingranaggi.

Da quel momento l’orologio non si fermò più, magari qualche volta bisognava ricaricarlo, metterlo a posto, aprirlo e chiuderlo, ma diventò l’orologio che tutti avrebbero voluto avere.

Un giorno, l’uomo che lo aveva ritrovato chiese al Mastro come poteva essere che dopo tanti anni funzionava ancora come il primo giorno ed il meccanico rispose che il segreto non era certo negli ingranaggi originali perché nel tempo erano, di fatto, stati sostituiti tutti e nemmeno in qualche sua magia o lubrificante speciale, ma nella sua passione di volerlo vedere ogni giorno al polso come se fosse l’orologio migliore del mondo.

Quell’orologio era sempre stato un buon orologio, ma chiuso nel cassetto non se ne era accorto nessuno. La vera magia era negli occhi di colui che aveva deciso di ripararlo perché era il più bello che avesse mai avuto. C’erano tanti orologi come quello, ma quello era il “suo”.

Le cose così come le persone non sono perfette di per sé, ma solo agli occhi di chi vuole vederle così, chiamatelo Amore o Passione o Mania, chiamatelo come volete, ma questa è la ragione per cui scegliamo gli amici, le fidanzate, il gatto o il cane, l’auto, la casa dove vivere e quella dove andare in vacanza.

Chi ha scelto i Panthers, non lo ha fatto perché migliori degli altri, ma perché desidera vederli così e fino a che ci crede la magia funzionerà.

Seconda storia

Nel 2004 alla fine di una tormentata stagione arrivammo all’ultima partita di campionato contro Firenze. All’andata i Guelfi ci aveva sconfitto e quella sera vincemmo per qualificarci ai playoffs di A2.

Il destino ci fece incontrare due settimane dopo in semifinale e di quella fantastica serata ricordo bene l’ultimo minuto. Noi avanti 18 a 14 e loro con una yard per vincere e quattro tentativi per riuscirci. La Panthers defense li tenne inchiodati lì e andammo in finale contro Catania guarda caso ancora a Firenze.

Tre partite contro Firenze e tre trasferte a Firenze in un’unica stagione che segnarono per sempre la nostra storia e forse nessuno si ricorderà che quella sera era il 19 giugno 2004 e di quell’orologio sono rimasti un paio di ingranaggi (vero Ciccio e Bistek?), ma da quella partita tutti sanno che abbiamo iniziato a fare tic-tac e non ci siamo fermati più.

Esattamente dodici anni dopo il 19 giugno 2016 ci ritroveremo contro i Guelfi un'altra volta…

Io non credo nelle coincidenze, voi sì?
 

by Ugo Bonvicini

 

 
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