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Falcone, la felicità ed il papà più paziente del mondo
Si hanno due vite. La seconda comincia il giorno in cui ci si rende conto che non se ne ha che una. (Confucio)

Nel 1992 Le torri gemelle erano ancora a NY, usavamo le lire, in motorino si andava senza casco e soprattutto ma veramente soprattutto NON ESISTEVANO i telefonini!!!

C’erano i primi ETACS con valigetta e filo a ricciolo che si portavano in auto se eri ricco, altrimenti c’erano i gettoni telefonici. No dico… i gettoni telefonici… e scommetto che un sacco di gente si chiederà come erano fatti… (di bronzo con due scanalature da una parte ed una dall’altra e valevano 200 lire). Invece degli SMS lasciavamo biglietti sotto i sassi in posti segreti e le foto dovevi stamparle su carta. Non c’era internet e in TV c’erano solo 6 canali decenti più uno a pagamento.

Il 23 maggio 1992 era un sabato

La notizia della bomba che uccideva il giudice Falcone, sua moglie e la sua scorta mi arrivò negli spogliatoi dello stadio di Padova.

Saints-Panthers era la semifinale del campionato di A2 e a quel tempo se vincevi andavi ai playoff anche per il Super Bowl. Loro avevano un americano, noi no, ma ricordo bene che alla prima azione segnai un TD con una fly (tutto dritto).

Alla fine vinsero i Saints perché erano più forti e da allora associo sempre la bomba di Capaci a quella partita perché ricordo esattamente dov’ero in quel momento.

In quei Panthers di una vita fa (avevo esattamente la metà dei miei anni oggi) giocavano tutti quelli che una decina di anni dopo ricostruirono pezzo per pezzo la squadra dando le chiavi in mano ad Ivano ed a Andrew.

Troppo bello se vi dicessi che eravamo tutti amici, non è vero, ma eravamo compagni e nel football questa cosa vale quanto esser fratelli.

Mio fratello Andrea non gioca a football e non è mio amico, ma sono certo che davanti o dietro di me ci sarà sempre.

Lanzo, sighi, bigmike, agno, beno, za, fede, rena, dario, david, gas, peco, bigi, borchi, ruggio, dag, andrea, gordon e gino e tedo e sclafo e gede e robby e luca e cola e tutti quelli che per 10 o 20 anni hanno giocato insieme a me, ebbene anche di loro mi sono sempre fidato perché tutte le volte davano tutto, non lasciavano dietro nulla, finivano sempre in riserva e se perdevi sapevi che era giusto così.

E se quell’anno perdemmo una partita e se ne avessimo perse altre 100, non c’è giorno in cui non vorrei tornare in campo con loro e giocare ancora.

Perdere o vincere non è l’obbiettivo, ma il mezzo per raggiungerlo.

L’obbiettivo è essere più felice, è sorridere, è sentirsi realizzati.

Le persone che si vogliono bene non vincono né perdono, ma sono felici a stare insieme ed i PANTHERS delle ultime due settimane non sono nemmeno parenti di quelli di un mese o 24 anni fa. E’ già successo altre volte che si è perso, che si è giocato male, ma mai è successo che non mi divertissi a stare in campo e sono certo che alla fine della stagione non succederà nemmeno questa volta.

Però dovrei parlare di football o almeno provarci e comunque cosa centra Giovanni Falcone in tutto questo.

Quel giorno di 24 anni fa sugli spalti come ogni maledetta domenica c’era sempre un altro Giovanni che ci accompagnava sempre ed ovunque.

Era il mio tifoso numero 1 oltre ad essere il secondo papà più buono del mondo e certamente il più paziente.

Sempre presente, sempre una mano sulla spalla e sempre a ricordarmi che per sopportare suo figlio David bisognava avere pazienza. Peccato non poter allegare una sequenza fotografica che ho di me e lui. Prima David che mi urla in faccia in una delle sue fantastiche “merolate” da guitto di porto che speri non abbia un coltello in tasca e subito dopo l’immagine di me e Giovanni che camminiamo testa bassa per farcela passare...

Giovanni, saperti sugli spalti, sapere di giocare per te e per tutti quei matti che ancora oggi ci vogliono bene mi faceva sentire sempre a casa, ovunque mi trovassi e qualsiasi punteggio fosse sul tabellone.

Ecco dove sta la mia felicità e dove sta anche la tua.

Per questo che lo facciamo vero? Se non fosse così che senso avrebbe tutto il resto? Giocheremo, lotteremo e finiremo in riserva e saremo sorridenti perché è così che ci piace.

Promesso? Promesso.

Oggi 23 maggio 2016 Giovanni hai pensato bene di andare a far compagnia al papà più buono del mondo, il mio…
 

by Ugo Bonvicini

 

 
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