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Ricordi, emozioni, amici e pezzi di catena
L’altra sera abbiamo preso un anello ciascuno ed abbiamo iniziato ad assemblare la nostra catena per il finale di stagione 2015.
Andrew ha spiegato per chi non c’era gli altri anni che la catena che ogni anno costruiamo ai playoffs è il simbolo della nostra squadra, è quello che siamo, un assemblaggio meccanico fatto di elementi diversi, chi più grosso, chi più piccolo, chi nuovo e chi ormai arrugginito, ma che una volta intrecciati uno dentro l’altro diventano una cosa sola.
E in una catena è il pezzo più debole che fa la differenza e se non molla lui, non molla nessun altro.

La catena non è il totem della vittoria finale, anche perché abbiamo anche vinto senza catena e l’anno scorso abbiamo perso con la catena in campo, ma è solo il simbolo di cosa siano i Panthers per noi.
Ricordo la prima catena che portai dentro allo stadio nella finale 2011 e quando all’ultimo quarto ci trovammo tutti insieme ad alzarla in alto gridando che erano gli ultimi 12 minuti e che era l’ora della verità.
“Tu chiamale se vuoi emozioni” diceva Battisti, ma in realtà sono anche di più, sono il motivo esatto per cui ognuno di noi lo fa.
Non ci sono soldi o contratti da firmare, ci sono solo emozioni che poi diventeranno ricordi che poi diventeranno leggenda.
Quest’anno la catena sarà molto lunga, piena di pezzi nuovi e di pezzi vecchi che l’anno prossimo mancheranno e che ci rimarranno dentro e che quando li rivedi là in alto sugli spalti ti fa piacere che anche loro si ricordino di essere stati parte della famiglia.

E così mentre il coach spiega la catena se ne esce con una frase: Days are numbers…
Sta parlando dei playoffs e del fatto che tra al massimo tre partite finisce la stagione e la squadra tornerà ad essere di pezzi singoli per poi riunirsi forse quest’altro anno, per chi ci sarà, per chi ci vorrà essere.
Non credo lui la conosca perché non credo fosse già nato, ma “Days are numbers” degli AlanParsonProject è tra le mie canzoni preferite da sempre.

Parla di un viaggiatore che sempre in movimento non ha mai tempo di girarsi indietro, ma procede in avanti anche quando la strada è oscura e non ha una meta precisa.
E’ da sempre abituato a vivere in questo modo e per quanto vada di fretta e non si fermi mai trova sempre delle montagne da scalare, delle nuove avventure da vivere.
L’unica cosa che può contare sono le stelle e quello è il suo limite estremo, che al massimo arriverà là e non oltre.
I giorni sono contati, ma lui va avanti e tira dritto, perché un giorno, all’ultimo, saprà perché il destino lo ha fatto viaggiare tanto.

I Panthers ieri si sono qualificati per la decima semifinale negli ultimi 10 anni, lo hanno fatto sul campo più bello della città e davanti ai tanti pezzi di catena che siamo diventati in questo decennio.
Anelli nuovi come Zack16 o il piccolissimo Felix17 si sono presentati finalmente in campo e pezzi vecchi come Malpone44 ha ricordato a tutti che fino a che sarà nella catena lui non molla di sicuro.

Dieci semifinali, dieci anni vissuti da campioni, sono 3650 giorni in meno da vivere, ma sono anche la ragione di tutto questo e da buoni viaggiatori non ci voltiamo indietro, ma andiamo avanti perché solo così vale la pena vivere.

Ricordate Panthers, i giorni sono contati e solo camminando verso le stelle un giorno sapremo dove siamo arrivati.

 

by Ugo Bonvicini

 

 
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