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Diventa arbitro di Football Americano
 
Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo
Giocare al Tardini è stata una pietra miliare nella storia della nostra famiglia.

Prima sensazione?
Una sorta di imbarazzo, come quando entri in un albergo a 5 stelle con fuori maggiordomi in livrea che parcheggiano Lamborghini e Bentley e non sai bene come comportarti, ma poi, dopo un’oretta ad immaginarti che di lì c’erano passati Maradona e Baresi, Cannavaro e Buffon, ci siamo resi conto che il campo era fatto d’erba come tutti gli altri con il contorno simpatico di famiglie di funghetti prataioli qua e là e che i pali sopra le porte erano identici a quelli di Collecchio.
Insomma per quanto fossimo nel teatro massimo della città, alla fine si trattava solo di giocare una partita, una qualsiasi partita come le altre 300 partite che in tanti anni di football ho assistito o giocato.
Di là c’erano i Giaguari che come noi erano emozionati per l’evento e la location e la partita è andata via liscia come meglio non si poteva.
Non era iniziata benissimo, però, a dirla tutta quando il presidente mi ha detto che Malpo33 non sarebbe arrivato perché preso da un qualche virus maledetto, ho pensato che il destino fosse davvero beffardo.
Senza americani, senza il Canna e senza Malpo, non si affacciava come miglior giornata possibile, ma subito mi arriva Tommy9 che mi fa: Vai tranquillo che te la vinco io
Detto fatto, non aveva mai lanciato tre intercetti nella sua vita che è come se Lucarelli segnasse tre autoreti in una partita… niente male Tommy la prossima volta mi agito un po’ dai… e tu impegnati meno, va…
Ma “tutto è bene quel che finisce bene” scriveva Shakespeare e siamo secondi aspettando i Giants tra due settimane…
Dove? Forse in provincia, anche se speriamo tutti di replicare al Tardini, di sicuro mai e poi mai al Lanfranchi, perché lì l’erba deve rimanere soffice e pulita per i ragazzoni mondiali di quello sport con la palla ovale, LO SPORT CHE UNISCE è il loro motto ed infatti unisce tutti fuori dallo stadio perché dentro non si entra…
E quindi il bravo sindaco e il mitico assessore ci regalano il Tardini con il suoi 30mila posti a noi che speriamo di riempirne mille…
Il Tardini… e chi lo avrebbe mai detto? Ti rendi conto?
Noi al Tardini… non solo utilizzando il campo, ma pure gli spogliatoi e le docce…
- Nooo
Sì giuro… ci sono le poltroncine tipo sedili d’auto e gli armadietti colorati.
Ci sono pure le docce caldo e freddo…
- Ma scusa prima gli spogliatoi non c’erano?
Beh no, sai… usavamo lo stadio, quello costruito per la città dopo il vecchio Lanfranchi, ma ci era concesso di utilizzare solo il prato, mica ci facevano entrare negli spogliatoi, secondo te…
-e come mai?
Credo per paura che li avremmo sporcati… sai noi del football non siamo mica come gli altri che si spogliano, si lavano e si rivestono, noi spacchiamo tutto, tipo blecbloc, siamo capaci di mangiare la fintapelle delle panchette.
- Quindi?
Quindi ci facevano cambiare da un’altra parte senza appendini e senza panche, con tre docce funzionanti noi che siamo in 50 alla volta, ma tutto sommato ci andava bene lo stesso… sai nella vita se vuoi vincere devi imparare a soffrire e noi a quei tempi vincevamo anche troppo…
E così I Panthers al Tardini…
Mi manca solamente:
I Panthers alle Olimpiadi, I Panthers contro Godzilla e I Panthers sulla Luna e poi credo di aver terminato le richieste, almeno le mie, quelle di Ivano non so…

Ivano, il presidente… lui la partita l’ha vista dal calcio d’angolo, forse più preoccupato che qualche zolla di prato si staccasse che se vincessimo oppure no.
E’ incredibile come la paranoia trasformi le cose, non è vero?
Ragazzi, ma è solo un prato, sono fili d’erba, non un arazzo del ‘500 esposto ai musei vaticani, ma possibile che con tutti i casini che ci sono al mondo, la preoccupazione di tutti è se si rovina un prato, che sia questo o quello?
E se si rovinasse cosa succederà mai?
Pensate veramente che qualcuno spenga la TV se vede che mancano 5 cm di trifoglio in una campo di 6000 metri quadrati?
Che palla gigante diventar vecchi, vero? Quando ero bambino il prato era prato, l’erba erba e la porta la facevi con due giubbotti per terra e te ne fregavi se cadendo ti sporcavi di terra…
Possibile che sia solo per il manto verde?
No, secondo me no, qui la questione è molto più profonda, per me centrano felicità e infelicità.
Sono entrambi malattie molto contagiose, ma la prima si trasmette involontariamente, mentre la seconda devi farlo apposta.
Quando si è felici e le cose vanno bene, si è tendenzialmente generosi, ti piace pensare che tutti siano felici e la gioia è come una droga, un virus che la gente percepisce senza che tu faccia nulla tranne sorridere e se sorridi a qualcuno, quello sorride di rimbalzo anche se non ha un particolare motivo per farlo.
Quando invece sei infelice è terribile perché speri che lo siano tutti, come se l’infelicità sia un quantitativo in peso che se distribuisci agli altri ti alleggerisci tu… e diventi dispettoso, insolente, arrogante e pensi pure di aver ragione perché per te il mondo è un posto dove si deve patire.

I sentimenti non si misurano in litri o kilogrammi, la passione, la volontà, l’amore così come l’accidia o l’odio sono interruttori che accendi o spegni, non puoi distribuirli un po’ qui ed un po’ lì per alleggerire il carico.

Io amo solo i Panthers? Certo che no, anzi … solo che qui sopra scrivo di loro e questo spero sia contagioso.
E Ivano?
Ivano pure però mi piace pensare che:
per lui le squadre del mondo si dividano in due tipologie: la prima che comprende tutte le squadre del mondo tranne i Panthers; ed hanno tutti i difetti possibili e sono squadre molto convenzionali; la seconda tipologia comprende i Panthers solamente, che non hanno alcun difetto e sono superiori all'umanità intera.”
Tolstoj parlava d’amore non di giardinaggio.

 

by Ugo Bonvicini

 

 
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