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La nave di Teseo e il campione sfortunato
Vincere è vincere, non c’è che dire… ma se contro i Lions i 3 punti a tempo scaduto mi sembravano davvero il minimo, al “Mezzogiorno di fuoco” milanese domenica contro i Rhinos, siamo riusciti a fare ancora meglio.

Manca davvero poco alla fine ed il nostro 23 blocca il loro punto numero 23 e vinciamo noi 22 a 23.
E poi dicono che sono coincidenze… mah…

Diaffo23 ha segnato un TD a tempo scaduto contro i Seamen nella prima partita, ha segnato il FG a 1 secondo dalla fine contro i Lions ed ancora lui ha fermato il pareggio dei Rhinos quando sul cronometro non c’era tempo per fare altro.

Ok potrebbe essere un caso oppure già scritto da qualche parte e quindi il nostro Talento23 non avrebbe alcun merito particolare, ma è possibile non volerci vedere qualcosa di meglio?

Che differenza c’è tra un uomo vincente ed uno baciato semplicemente dalla sorte?
Potrei dire che non lo so e la chiuderei lì, ma siccome a me piacere scrivere e a voi se siete arrivate fin qui piace leggere, provo una risposta.

Non credo che esista un Campione che non abbia mai vinto.
Sarebbe un paradosso perché campione è colui che eccelle e che al termine della battaglia trionfa.
E francamente non ho mai sopportato la favola di colore che sarebbero stati migliori se fosse successo che… ma le avversità, i casi, le sfighe, gli infortuni vari non li hanno aiutati.
I Campioni che non vincono non esistono, alla fine conta il risultato e chi vince è vincente e chi perde no.
Tutti hanno delle sfighe da combattere e non esiste colui a cui va tutto liscio.
Per dire: “io ho vinto, io ho raggiunto l’obbiettivo, io ho la medaglia d’oro”, devi essere speciale, devi avere qualcosa di magico che al momento buono, quasi sempre verso la fine, salta fuori.

Diaffo23 questo ce l’ha e non è l’unico Panthers ad averlo anche se quest’anno, come non mai, facciamo davvero fatica a vincere ed ogni domenica è sempre più dura.
Siamo comunque primi, questo è vero e a voler guardare la statistica, tranne che nell’ultimo quarto contro Bolzano ed il primo drive a Torino, non siamo mai stati sorpassati dagli avversari, abbiamo sempre tenuto strette le redini delle partite ed alla fine abbiamo dato la zampata finale per portare a casa il bottino.

Andrew, durante l’intervallo, ha detto la cosa più vera di tutte: i Panthers non hanno mai avuto i migliori giocatori rispetto alle altre squadre (tranne l’anno scorso che guarda caso non ci ha premiato…).
Noi non siamo i più forti, i più grossi e nemmeno i più veloci, ma abbiamo qualcosa di speciale che alla fine salta fuori, abbiamo fame di vincere e basta sempre e solo averne di più di colui che hai di fronte per riuscire.
In ogni azione, gioco o schema devi battere quello davanti a te e non la statistica o il tempo su un cronometro.
Se lo batti vinci, tutto qui.

E mi viene in mente Teseo, sì quello del filo di Arianna che sconfisse il Minotauro ed uscì dal labirinto grazie al gomitolo.
Teseo, dovete sapere, che aveva una nave che per quanto passasse il tempo era sempre identica, intatta e non invecchiava mai.
Il segreto della nave di Teseo era che tutti i pezzi di cui era stata costruita venivano cambiati regolarmente con nuovi identici ricambi in modo da renderla immutabile ed eterna.
Ed ecco un altro paradosso: se alla fine hai cambiato tutti i pezzi e non ce ne è rimasto nessuno originale, come si fa a dire che la nave è sempre la stessa?
E se i Panthers di Ivano dopo 10 anni non sono più quelli dell’inizio come facciamo a dire che la squadra è sempre quella?
Come si facciamo a pretendere che si vinca lo stesso?
E’ questa la magia di essere una vera squadra ed è quello che il coach voleva dire domenica a Milano:
Anche se non sei il più forte, se vuoi vincere lo farai solo all’interno della tua nave, del tuo gruppo perché pezzo per pezzo forse siamo battibili, ma uniti no.
E se Ivano è Teseo e i Panthers sono la nave, quale occasione migliore per dimostrarlo che sabato prossimo contro dei marinai?

A Milano dunque, che per quanto non Marittima, ci dirà di chi è la barca più veloce…
E se in tutto questo ho perso il FILO, scusate…

 

by Ugo Bonvicini

 

 
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