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Errare è animale, perseverare è umano
Raggiungere un obbiettivo significa compiere un percorso in cui passo a passo, mattone su mattone ti ritrovi a fare l’ultimo gradino ed essere arrivato.
Per i Panthers l’ultimo gradino da qualche tempo si chiama Superbowl, la finale del campionato, la partita in cui o vinci e sei campione o perdi e sei il primo degli ultimi.
L’obbiettivo non è mai stato vincere la finale, ma semplicemente esserci arrivati per potersela giocare.
Tu lavori un anno, ti alleni, ti prepari, correggi i tanti errori che fai per migliorarti settimana dopo settimana e tutto questo per arrivare al giorno in cui si decide chi sarà il vincitore.
L’obbiettivo è giocare la finale, perché poi vincerla o perderla dipende da te e dal tuo avversario e di solito, anzi praticamente sempre, vince chi è più forte e chi ci crede di più.

Allora il solo arrivare in finale è un scusa per potersi accontentare di avere la medaglia d’argento?
La risposta è chiaramente no, anzi non avete idea di quale tremenda punizione sia quel tipo di metallo al petto, aver lavorato un anno, aver raggiunto l’obbiettivo e poi perdere il giorno della festa.
Le finali che ho perso, se me lo avessero detto prima, non ci sarei andato proprio perché non c’è nulla di appagante nel vedere qualcun altro alzare il trofeo, mentre tu raccogli i tuoi pezzi in giro e torni a casa.
Così è stato a Luglio l’anno scorso, così come era già successo altre volte e sempre si era tornati a casa con la voglia di rigiocarla non l’anno dopo, ma la mattina seguente.
Poi però il tempo passa, si diventa più grandi o vecchi di un anno, alcuni smettono, altri sono troppo malandati per riprovarci, altri non riescono a fare 250km ogni sera che c’è allenamento e l’anno seguente ti ritrovi con la metà delle facce nuove e ricominci.
E’ la vita ragazzi e non c’è niente di male a perdere un’occasione, siamo mammiferi, facciamo errori e diventiamo vecchi, l’unica cosa che ci distingue dagli animali è che mentre loro imparano dagli errori e difficilmente li ripetono, noi possiamo scegliere di non farlo ed il perseverare ci rende umani prima di diabolici.
Tutto questo per dire che cosa?
Per dire che essere parte di una squadra significa far parte di un progetto, dove ognuno, anche il più incapace dei portacqua ha un ruolo ed è un anello della catena del gruppo.
In una catena, non è tanto importante quanto sei forte tu, ma quanto siano forti i due che hai vicino, perché per quanto tu sia di acciaio inox, non vali niente se strappi l’anello di fianco a te.
E se fai un errore, devi ricordarti che se lo ripeti non perdi solo tu, ma anche tuo fratello lì vicino che magari crede in te.
Quindi quando domenica pomeriggio il tabellone di Bolzano segnava 32-20 per i forti Giants, la domanda che mi sono fatto è se quella sconfitta fosse un passo indietro o comunque rappresentasse un piccolo gradino verso l’alto, verso l’obbiettivo…
Avevamo giocato alla pari, non ci eravamo scomposti, avevamo tenuto palla e testa all’avversario, i nervi sempre a posto e per quanto fossimo molto più soli del solito, senza il coach, senza il vice, senza il vice del vice, senza americani e pure senza il #grandemaidomo Gis, per gran parte della partita siamo stati migliori delle partite precedenti, magari non ancora forti come Bolzano, ma con tutti i mattoncini a disposizione per costruirci la scalinata al Superbowl.
Abbiamo fatto errori, certo siamo animali, ma se non li ripeteremo allora il passo sarà stato in avanti.
E poi, alla fine, mentre raccoglievo i pezzi e tornavo a casa, mi è bastato sentire quanto fossero contenti gli altri per capire che anche nel 2015 battere i Panthers è la cosa più importante del campionato e questo fa piacere anche quando perdi.
Pertanto mettiamo una croce sul tabellino di marcia e pensiamo ai Bergamo Lions, squadra di un passato mitologico che fino a qualche anno fa batterla valeva non solo una stagione, ma una carriera intera.
Domenica giocheremo ancora nella Cattedrale di Collecchio, la riempiremo fino all’orlo e ci divertiremo un sacco.
Invidieremo un po’ lo stadio dei Giants che incredibilmente è loro e non viene affittato a qualcun altro e sogneremo il nostro XXV Aprile che purtroppo è stato prenotato per Martedì 2 e Sabato 6 Giugno e mancando solo 10 settimane, potremmo rovinare il verde e soffice manto erboso camminandoci sopra.
Come dare torto a tanta preoccupazione? Come non abbassare il capo di fronte a cotanto potere? Non si può di certo! Per cui tutti a Collecchio ragazzi! Lasciamo ai gallesi la nostra città tanto prima o poi se ne andranno e come diceva sempre mio nonno il tempo tornerà galantuomo.

 

by Ugo Bonvicini

 

 
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